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Trento, 7 dicembre 2019 Ho ricevuto di prima mattina dal fratello Marco la notizia della scomparsa di Sandro Boato. Vado a prendere l'immagine, vecchia di mezzo secolo, conservata nei faldoni che documentano l'attività di Sandro. È quella del sit-in in piazza Duomo, che ritrae i due fratelli Boato a fianco di Mauro Rostagno, e noi sappiamo quanto un filo ideale li abbia uniti nell'impegno di tutta una vita. Carte preziose, quelle che Sandro ha voluto depositare presso il centro di documentazione intestato al leader trentino: esse documentano la passione civile dell'architetto, che avendo come Patria il mondo intero seppe coltivare naturalmente plurime identità, la veneziana e la trentina in primis, in piena sintonia con Alexander Langer. È motivo di consolazione vederli oggi ritratti assieme, sapendo conservate fianco a fianco le carte che documentano la loro comune attività politica in Consiglio regionale. Contestazione studentesca, militanza nella nuova sinistra (sempre praticata da cattolico del dissenso) impegno per la difesa dei parchi naturali, scrupolosa difesa del territorio dagli assalti speculativi, sono tutti tratti caratteristici tanto ben documentati e conservati dell'attività professionale e politica di Sandro Boato da permetterci di pensare a una pubblicazione in sua memoria. Di questa non potrà che avere parte predominante la produzione poetica, pervasa dall'amore per la sua tanto martoriata città natale: «Vardéne / quanto sémo 'famài / sensa casa o parone / e maltratài. Venessia / cossa de ti ne resta? / velén e scoassera / e ancora pantegane / de matina e de sera». Un forte abbraccio ad Odilia e a tutta la famigli. Vincenzo Calì |
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